Pubblicato il 19/02/2020 da Afrofocus
Non capita spesso di leggere un romanzo così avvincente come “I bambini non si toccano”, l’opera prima di Stefano Montalto. Un libro che scorre fluido tra le mani del lettore che pagina dopo pagina viene catapultato in una storia piena di azione, suspense e dal finale serrato che inchioda alla poltrona. La vicenda si snoda tra il nord-est della Nigeria, teatro della decennale insurrezione del gruppo jihadista Boko Haram, e le Highlands scozzesi.
Tutto il romanzo rivela una minuziosa ricerca dei particolari da parte dell’autore, che non lascia nulla al caso nel descrivere i personaggi che danno vita ai sette capitoli, tra i quali emerge in tutta la sua dedizione e abilità la figura del capitano dei Carabinieri, Paul Navarra. A segnare i protagonisti del racconto c’è anche l’altruismo e l’amore per la professione della dottoressa scozzese Sara Slattery, che all’inizio della storia è prigioniera dei terroristi di Boko Haram. Colpisce anche il sadismo e la libidine compulsiva del monsignore che infligge indicibili torture a bambini inermi.
Al suo esordio letterario, Stefano Montalto riesce abimente a entrare nelle pieghe più intime dei suoi personaggi anche quando mette a nudo la crudeltà delle due sorelle Ishtar e Inanna, fondatrici della setta intitolata alla dea Lilith, l’antico e demoniaco spirito femminile dei miti sumeri. Le due donne lasciano la loro villa settecentesca alle porte di Parigi e la vita mondana della capitale per emulare la loro demoniaca dea sumera ed entrare a far parte di una ristretta razza eletta, contraddistinta da una luna nera tatuata sopra l’inguine.
Una fuga dalla realtà quotidiana che le due donne intraprendono ispirandosi alla stessa Lilith, che fuggì nel deserto del Mar Rosso per accoppiarsi con il demonio. La setta adoratrice della dea Lilith compie i suoi orrendi sacrifici rituali nelle sperdute Hihghlands della Scozia e le due diaboliche figure femminili sono disposte a tutto per celebrare la signora degli inferi, anche a sacrificare dieci bambine scomparse da un orfanotrofio in Ucraina e dieci bambini rapiti in Nigeria.
Il caso però ha voluto che tra i dieci bimbi nigeriani destinati al sabba ci sia anche Jamaal, nipote del temuto Abu Bakr Yusuf, il carismatico e spietato leader di Boko Haram (con riferimento diretto ad Abubakar Shekau, lo storico e attuale leader dellla fazione più oltranzista del gruppo). Allo stesso modo, il caso ha voluto che dopo una temeraria missione nel Mediterraneo, Paul Navarra decide di tornare nelle Highlands a Dunvegan, dove vive il nonno materno Tomrod Stewart MacLeod dei MacLeod di Herrys e Skye pari di Scozia.
Proprio in questa zona, dove il giovane ufficiale dei Carabinieri ha trascorso la sua infanzia con la madre e la fedele amica Brigit, avviene il fortuito ritrovamento di una giovane undicenne disidratata e traumatizzata tra le rocce dell’altipiano di Black Cuillin Ridge. La fanciulla, durante le operazioni di sbarco nella profonda insenatura di Loch Eynort, è sfuggita miracolosamente ai mercenari serbi ingaggiati dalle due sorelle che l’avevano fatta rapire, insieme alle sue nove giovanissime compagne di sventura e ai dieci bambini nigeriani.
La presenza della ragazzina a Black Cuillin Ridge è un mistero perché nelle ultime tre settimane non è stata denunciata la scomparsa di nessuna minorenne in tutta la Scozia. Tuttavia, il capitano Navarra si accorge subito che la bambina non è scozzese ed è arrivata da lontano, ma soprattutto intuisce che sta per accadere qualcosa di terribile. E così ingaggia una lotta contro il tempo e contro e forze del male per impedirlo. Una lotta che ci coinvolgerà fino all’ultima pagina, quando ci accorgeremo di quanto è profonda l’intensità che si è creata tra noi e il libro di Stefano Montalto.
L’autore ha scelto coraggiosamente di auto-pubblicare il libro senza rivolgersi a case editrici. L’auspicio è che un racconto così ben congeniato, che richiama al lettore lo stile narrativo dei grandi maestri del thriller, possa essere apprezzato per come merita da un editore.